associazione risveglio napoli

martedì 17 luglio 2007

Rinasce l’Arn sognando la città dei bambini

Il mattino (Goffredo Fofi )

Rinasce l’ARN, Associazione Risveglio Napoli, per opera di un gruppo di giovani e meno giovani impegnati da anni - e alcuni da sempre - nell'intervento sociale dentro una città non facile come è Napoli. L'ARN «storica» ha avuto vita negli anni Sessanta e parzialmente Settanta dello scorso secolo grazie a un variegato gruppo di persone molte delle quali oggi scomparse, ma molte delle quali ancora vive e molto attive, come per esempio Fabrizia Ramondino e Maria Pia Marroni, che oggi pomeriggio nella sala Concistoro dell’Isis Casanova in piazzetta Casanova 4, racconteranno con altri ottimi «sopravvissuti» la storia di quell'esperienza e di quegli anni, una storia che Fabrizia ha già raccontato nel bellissimo opuscolo «L’isola dei bambini» (edizioni e/o, ormai introvabile). Ragionando con i giovani che hanno voluto la nuova ARN sui modi in cui è possibile ed è doveroso intervenire oggi nella nostra città sugli stessi temi. Dell’ARN degli anni Sessanta fu una figura di spicco l'indimenticabile Vera Lombardi, che nel dopoguerra era stata tra le animatrici di esperienze pedagogiche e assistenziali per l’infanzia miserrima di quegli anni e che, a sua volta, aveva alle spalle molte simili esperienze di intervento che risalivano agli anni dell’unità d’Italia. Da una generazione all’altra, è esistita a Napoli una tradizione di volontariato pedagogico, una storia viva di esperienze che, sconfitte in vari modi (dal fascismo, per esempio, o negli anni Sessanta dallo sciogliersi dell’ARN dentro il «movimento» del ’68, durato a Napoli più a lungo e con più radicamento sociale che altrove proprio grazie a precedenti come quelli dell’ARN), hanno saputo ogni volta rinascere adeguandosi alle nuove necessità.
Dalla Mensa Bambini Proletari di Montesanto e dal Gridas di Secondigliano avanti fino al Progetto Chance e al Damm o all'associazione «Chi rom e chi no» di Scampia e a dieci altre degli anni Novanta e del nuovo secolo. Questi gruppi si sono occupati di bambini, si sono occupati di adolescenti, si sono occupati dei quartieri più poveri della città e delle periferie più disastrate, fuori o al margine delle istituzioni, ma assieme a loro ci sono stati gruppi e singoli che hanno operato dentro le istituzioni con fini molto vicini ai loro, e con non meno insistenza e intelligenza, nonostante difficoltà e sordità di ogni genere. Dentro e fuori la scuola ci sono oggi più tipi di intervento educativo, anche privato, e bisogna sfatare, in questo campo, l'idea che il privato sia solo quello dei ricchi o dei preti! Oggi che la scuola attraversa una crisi certamente decisiva, e che ha perso enormemente di peso rispetto al progetto educativo scolare a vantaggio di altre discutibili «agenzie» - dalla televisione ai videogiochi, dai corsi di questo e di quello al consumo di merci vecchie e nuove (il mercato che riguarda i bambini è uno dei più floridi, e certo dei più cinici) -, oggi che la funzione della scuola va ridiscussa e reinventata fuori dalle insensate «riforme» dei Berlinguer e delle Moratti, il problema che devono affrontare i gruppi di intervento sociale e pedagogico più motivati e più seri non è più quello della miseria materiale (anche se sussistono zone di vera miseria) ma quello di una sorta di miseria morale del mondo adulto, di tutto il mondo adulto, che si riverbera sull'infanzia, su tutta l'infanzia, su quella povera come su quella ricca. A Napoli, Bassolino andò al potere, quattordici anni fa, anche grazie a un proposito che ha rispettato solo in minimissima parte e con un grande disordine, diciamo pure opportunistico: quello di una città che fosse davvero vivibile per i suoi bambini. L'ARN intende riprendere quello slogan e lottare perché esso diventi una realtà. Al lavoro educativo in senso stretto si affiancheranno iniziative d'altro tipo, per esempio di denunce e proposte che riguardano l'infanzia anche quando potrebbe sembrare che non la riguardino, come per esempio la lotta alla criminalità organizzata (che è anzitutto questione di intervento economico, ma guai se non accompagnato dall'intervento educativo, seriamente «culturale») o la critica serrata della attuale miseria della politica, trasformata in lotta di gruppi mossi da interessi privati e niente affatto collettivi, per l'occupazione e il controllo di ogni possibile spazio del presente. La politica è riuscita - senza un attendibile progetto sul futuro - a corrompere o avvilire con le sue logiche clientelari la società civile e a invadere ogni istituzione, e questo non è stato privo di conseguenze sulla condizione dell'infanzia come sul lavoro delle associazioni e gruppi che non hanno rinunciato alle loro vocazioni in cambio di protezioni e assistenze. Di questo perfino da dentro la politica e da dentro le istituzioni c'è chi comincia ad accorgersi del disastro compiuto e della necessità di porvi rimedio. La condizione dell'infanzia è una cartina di tornasole, è la spia del buono o del cattivo funzionamento di una società e dell'intelligenza o mediocrità o bassezza delle sue istituzioni. Oggi pomeriggio si parlerà anche di quseto all'incontro delle 17,30 all'ISIS Casanova in piazzetta Casanova. Nelle prossime settimane gli altri appuntamenti pubblici saranno il lunedì 14 venturo al Lanificio di Porta Capuana (LA.NA, piazzetta Enrico De Nicola 46) con Miguel Benassayag, autore di un saggio fondamentale su questi temi, L'epoca delle passioni tristi (ed. Feltrinelli) e con la sua collega e collaboratrice Angélique Del Rey; e il giovedì 17 giugno alla stessa ora e di nuovo all'ISIS Casanova con Stefano Benni, per parlare di «Pinocchio e Alice. Prigione e libertà dell'infanzia». Dall'autunno, l'ARN avviera dei corsi di formazione su fini e metodi del lavoro con i bambini, tenuti da educatori di rilievo nazionale e dai rappresentanti con più salda esperienza da tante iniziative presenti sul nostro territorio.
Per ulteriori informazioni: associazione.risveglio.napoli@gmail.com.

venerdì 8 giugno 2007

Benni: Alice, Pinocchio e l’altra Napoli

Il mattino (Fabrizio Coscia)

«Ogni volta che vengo a Napoli trovo una città dove grande vitalità e grande dolore appaiono inscindibili. Ma parlarne, per chi viene da fuori, è sempre difficile, anche perché già in troppi si improvvisano napoletanologi». Stefano Benni - a Napoli per un incontro organizzato dalla rinata ARN (Associazione Risveglio Napoli) all’Istituto professionale «Alfonso Casanova», sul tema «Pinocchio e Alice, prigione e libertà dell’infanzia» - parla della città dell’eterna emergenza con pudore e rispetto, convinto che per capire occorra andare, toccare con mano, verificare, e soprattutto non fidarsi di quello che veicolano i media: «Il giornalismo vive di semplificazione e di tempi brevi - dice - perché ha paura della complessità e della durata. Ecco allora che di Napoli si dà un’immagine pregiudiziale, cavalcando la notizia del momento, che dura un tempo ormai sempre più ristretto. Adesso c’è l’emergenza rifiuti e di Scampia, ad esempio, non si parla più, quando fino a poco fa era di moda. Eppure ci sono stato a Scampia e ho visto cose che mi hanno spaventato, e che mi fanno soffrire». Ma a Napoli Benni dice di aver visto anche altre cose, di cui si parla troppo poco: «La gente che resiste, che opera nel mondo della cultura e del volontariato, o i tanti insegnanti che lavorano per salvaguardare l’intelligenza e la civiltà, e che per me, anche se non appaiono in televisione, sono dei grandi intellettuali, tutto questo rappresenta il lato bello della città, che il resto d’Italia non conosce, e di cui si dovrebbe parlare un po’ di più». Presentato da Goffredo Fofi, l’incontro di Benni ha chiuso il primo ciclo di incontri intitolato «L’isola dei bambini», a cui seguirà a settembre un seminario sul lavoro teorico-pratico con i bambini, a testimonianza che l’Arn, associazione che rinasce dall’esperienza storica di volontariato fatta negli anni ’60 e ’70 sulla condizione dell’infanzia disagiata a Napoli, riparte dai bambini e da un’idea di pedagogia attiva e cooperativa. E ai bambini e all’infanzia è stato dedicato anche l’intervento dello scrittore bolognese, che ha risposto all’invito dell’ARN proprio perché ha riconosciuto nell’associazione napoletana, come ha detto lui stesso, «quello spirito napoletano delle cose preziose e importanti che è importante difendere», e ha parlato di Pinocchio e di Alice come dei due grandi libri che riflettono sulla fine necessaria dell’infanzia e sulla consapevolezza che il mondo non è fatto a misura dei bambini. «Due libri - ha detto Benni - scritti da adulti che rivivono la gioia e il dolore dell’infanzia».
Dopo aver tracciato brevemente le biografie dei due autori - Carlo Collodi e Lewis Carroll - lo scrittore si è soffermato sui protagonisti: «Alice è la sognatrice, Pinocchio, invece, è l’avventuriero, l'esploratore. Il mondo di Alice è quello del sogno, della dismisura onirica, mentre la dimensione di Pinocchio è la fantasia del quotidiano». Due libri antitetici e complementari, dunque, che Benni ha analizzato con grande efficacia affabulatoria, evidenziandone affinità e divergenze. «I due libri - ha concluso - finiscono entrambi con la morte dell’infanzia: Alice è costretta ad ammettere che ha sognato e Pinocchio deve smettere di essere un burattino». I bambini. Quegli stessi che in un tuo libro, La compagnia dei celestini, sfidano il Potere organizzando un campionato di calcio di strada con delle regole molto particolari.