associazione risveglio napoli

venerdì 8 giugno 2007

Benni: Alice, Pinocchio e l’altra Napoli

Il mattino (Fabrizio Coscia)

«Ogni volta che vengo a Napoli trovo una città dove grande vitalità e grande dolore appaiono inscindibili. Ma parlarne, per chi viene da fuori, è sempre difficile, anche perché già in troppi si improvvisano napoletanologi». Stefano Benni - a Napoli per un incontro organizzato dalla rinata ARN (Associazione Risveglio Napoli) all’Istituto professionale «Alfonso Casanova», sul tema «Pinocchio e Alice, prigione e libertà dell’infanzia» - parla della città dell’eterna emergenza con pudore e rispetto, convinto che per capire occorra andare, toccare con mano, verificare, e soprattutto non fidarsi di quello che veicolano i media: «Il giornalismo vive di semplificazione e di tempi brevi - dice - perché ha paura della complessità e della durata. Ecco allora che di Napoli si dà un’immagine pregiudiziale, cavalcando la notizia del momento, che dura un tempo ormai sempre più ristretto. Adesso c’è l’emergenza rifiuti e di Scampia, ad esempio, non si parla più, quando fino a poco fa era di moda. Eppure ci sono stato a Scampia e ho visto cose che mi hanno spaventato, e che mi fanno soffrire». Ma a Napoli Benni dice di aver visto anche altre cose, di cui si parla troppo poco: «La gente che resiste, che opera nel mondo della cultura e del volontariato, o i tanti insegnanti che lavorano per salvaguardare l’intelligenza e la civiltà, e che per me, anche se non appaiono in televisione, sono dei grandi intellettuali, tutto questo rappresenta il lato bello della città, che il resto d’Italia non conosce, e di cui si dovrebbe parlare un po’ di più». Presentato da Goffredo Fofi, l’incontro di Benni ha chiuso il primo ciclo di incontri intitolato «L’isola dei bambini», a cui seguirà a settembre un seminario sul lavoro teorico-pratico con i bambini, a testimonianza che l’Arn, associazione che rinasce dall’esperienza storica di volontariato fatta negli anni ’60 e ’70 sulla condizione dell’infanzia disagiata a Napoli, riparte dai bambini e da un’idea di pedagogia attiva e cooperativa. E ai bambini e all’infanzia è stato dedicato anche l’intervento dello scrittore bolognese, che ha risposto all’invito dell’ARN proprio perché ha riconosciuto nell’associazione napoletana, come ha detto lui stesso, «quello spirito napoletano delle cose preziose e importanti che è importante difendere», e ha parlato di Pinocchio e di Alice come dei due grandi libri che riflettono sulla fine necessaria dell’infanzia e sulla consapevolezza che il mondo non è fatto a misura dei bambini. «Due libri - ha detto Benni - scritti da adulti che rivivono la gioia e il dolore dell’infanzia».
Dopo aver tracciato brevemente le biografie dei due autori - Carlo Collodi e Lewis Carroll - lo scrittore si è soffermato sui protagonisti: «Alice è la sognatrice, Pinocchio, invece, è l’avventuriero, l'esploratore. Il mondo di Alice è quello del sogno, della dismisura onirica, mentre la dimensione di Pinocchio è la fantasia del quotidiano». Due libri antitetici e complementari, dunque, che Benni ha analizzato con grande efficacia affabulatoria, evidenziandone affinità e divergenze. «I due libri - ha concluso - finiscono entrambi con la morte dell’infanzia: Alice è costretta ad ammettere che ha sognato e Pinocchio deve smettere di essere un burattino». I bambini. Quegli stessi che in un tuo libro, La compagnia dei celestini, sfidano il Potere organizzando un campionato di calcio di strada con delle regole molto particolari.